Non profit
Lideologia fa male ai poveri, la politica no
Manifestazioni, marce, girotondi. Ma ai più deboli chi davvero pensa? In anteprima leditoriale di Vita in edicola
Lo scorso week end, al Convegno di studi delle Acli a Vallombrosa, il segretario della Cisl, Savino Pezzotta ha lanciato un allarme che sarà bene prendere sul serio. ?A me sembra ? ha detto Pezzotta – che la vera novità di questa stagione è data dal riapparire di forme terroristiche. Mi sembra che stiamo sottovalutando il fenomeno, abbiamo tentato di circoscrivere la vicenda Marco Biagi, e prima quella di D’Antona, ma ormai gli episodi di minore gravità cominciano ad essere troppi. L?attacco alle nostre sedi, le scritte che appaiono, gli episodi di intolleranza in fabbrica, sono segnali che sottolineano che qualcosa si sta smuovendo. Per questo guardo con preoccupazione anche l?atmosfera politica, dove c?è un linguaggio dell?uno contro l?altro armati, ci si contrappone sempre più da ?nemico a nemico. Noi non viviamo più una dialettica normale. Né nelle modalità con cui la maggioranza esercita il mandato elettorale, né nelle modalità con cui l?opposizione si oppone. Se la democrazia non ritorna ad essere il luogo normale della dialettica, altro che riforme. In questa situazione è difficile parlare di welfare e di qualsiasi altra cosa”.
All?indomani dell?11 settembre 2001 avevamo scritto che il mondo non aveva bisogno di nuovi ?campi di battaglia?, ma piuttosto di qualche ?campo di comprensione? in più. Una considerazione che vorremmo rilanciare oggi, un anno dopo, non solo pensando alla sempre più probabile e sciagurata guerra all?Iraq, ma anche guardando le vicende di casa nostra. La logica nemico vs nemico, il tentativo di bipolarizzare persino i corpi sociali intermedi, restringe sempre più gli spazi di dialogo e d?attenzione ai problemi concreti ideologizzando una scontro senza fine, uno scontro che sembra non più capace di ricomporsi nella dialettica democratica.
Lo stesso convegno di Vallombrosa, che Luigi Bobba, presidente Acli, aveva presentato su “Vita” con queste parole: ?Non sarà un convegno sotto una campana di vetro, ma, sono certo che tutti gli interlocutori salvaguarderanno la necessità di un angolo di pensiero e di riflessione capace di un minimo di prospettiva?, ha, appunto, sofferto tutti gli spifferi del clima politico avvelenato, vivendo giornate intense quanto delicate. Per esempio, quando Epifani sovvertendo programmi e scalette ha anticipato la sua venuta evitando così di dover sedere al tavolo con Pezzotta e Angeletti.
Si alimentano ogni giorno tensioni e intolleranze su temi e slogan tanto simbolici quando lontani dalla realtà. A tener aperta la strada di un dialogo capace di trovare soluzioni, di una politica che non si accontenta dei war games mediatici e virtuali, sono rimasti in pochi. La convinzione che le differenze e le identità sono una ricchezza sembra smarrita, così come quella della politica come arte del compromesso capace di trovare soluzioni ai problemi più concreti. In questo rozzo vis à vis della politica italiana, e non solo, a perderci sono i più deboli, i più esclusi dai percorsi di partecipazione e di rappresentanza, quello che una volta si definiva come popolo.
Così si può inveire contro la Moratti e le sue sperimentazioni e poi dimenticare di battagliare nei luoghi deputati per impedire che non vengano tagliati i fondi per le attività di sostegno e per l?integrazione degli alunni stranieri. Avete visto qualcuno protestare o mobilitarsi per il taglio dei progetti (o quasi, ne sono stati approvati 165 degli 800 richiesti, nessuno nelle scuole superiori), cioè degli strumenti che le singole scuole mettevano a punto per gestire la loro situazioni particolari, accompagnando le fasce più deboli?
Si può inveire contro la Bossi-Fini con simpatiche iniziative che guadagno un titolo in prima pagina e poi dimenticarsi di battagliare nei luoghi deputati affinché quella legge non sia solo una serie di norme odiosa. Per fortuna esistono ancora la Caritas, gli ex-democristiani che tanto hanno infuriare Bossi, i vescovi e le associazioni di promozione sociale e tutela che hanno saputo (ecco la politica!) contrattare, millimetro dopo millimetro verrebbe da dire, la regolarizzazione di oltre un milione di immigrati sfruttati e in nero, e persino quasi 250 mila extracomunitari al lavoro e raggiunti da decreto di espulsione. Se la politica d?opposizione si fosse limitata alle lamentele e alle piazze di Diessini e Verdi, alle incursioni dei Disobbedienti, avremmo probabilmente una legge limitata ai centri di detenzione e alle impronte digitali.
Si possono fare i girotondi per la legalità e la giustizia contro Berlusconi e la sua gang e non avanzare una pur minima proposta per togliere le carceri italiane da uno stato di vera e propria emergenza umanitaria
Si possono usare tutti gli insulti del mondo contro il Patto per l?Italia e chiedere ai lavoratori di andare in piazza e fare sciopero e non avanzare una sola proposta realistica affinché quei lavoratori possano passarsela un po? meglio, o meno peggio di quanto se la passino oggi, soprattutto i più giovani e nel mezzogiorno.
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